Sofisticato Sting nel rock dipinto di jazz - Al Palasport di Casalecchio ha dato il via al tour italiano...
Quattro brani dall'ultimo album, 'Mercury Falling', aprono il concerto di Sting a Bologna, ma è la storia meno recente e più gloriosa dell'ex Police a dominarlo. Quello di mercoledì scorso è stato il primo dei dieci appuntamenti di Sting in Italia; con un paio di canzoni nel pomeriggio sul palco del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma, ne ha annunciate le date ad una platea amplissima. Ottomila spettatori al Palasport di Casalecchio, dove Sting è apparso poche ore più tardi. L' hanno atteso ascoltando Antonella Ruggiero, ex voce dei Matia Bazar, presentare il suo lavoro, Libera.
Sting è vestito di cuoio nero, dalla testa ai piedi, firmato Versace. Il soprabito resiste solo alle prime due canzoni, 'The Hounds Of Winter', malinconica ballata della vita che scorre via lontano, e I was hung my head. Alle prime battute di I was broght to my senses è già in maniche di camicia, optical zebrata. Canterà, senza interruzioni, per un po' meno di due ore, dosando le canzoni di 'Mercury Falling', più meditate, ricercate quasi, a molti brani della storia più lontana dei Police, dalla quale attinge una straordinaria 'Roxanne', e della storia recente del solista di 'The Dream Of The Blue Turtles', 'Nothing Like The Sun', 'Ten Summoner's Tales'. Non corre, non balla (salvo poche eccezioni). non salta: Sting canta, ancora molto bene, e suona, senza che la voce venga mai meno e
permettendosi soltanto un sorso d. acqua ogni tanto. Lo aspetta un tour di date ravvicinatissime: stasera al Palastampa di Torino, domani al Forum di Assago,il 5 aBolzano, il 7 aVillaManindi Codroipo (Udine), il 9 alPalasport di Firenze. Il 10 al Palaeur di Roma, il 12 a Acireale (Catania), il 13 a Napoli. il 14 a Pescara.
Sul palco, alle sue spalle, una fila di grandi schermi si accendono, canzone dopo canzone, di immagini e colori suggestivi; sul fondale, più in alto, scorrono raffinati intrecci di luci, con un effetto molto liquido, ipnotico. Tutto è estremamente netto, ordinato, limpido. Dominic Miller è alla chitarra, Vincenzo Colaiuta alla batteria, Kenny Kirkland, che l'accompagnò anche nel tour di 'Bring On The Night', alle tastiere; su una pedana che li solleva e li isola dal palco suonano i due fiati, Conrad Thomas II tromba e trombone, e Gayton Carver ai sax. Sono i due jolly della serata, divertenti, irriverenti, di grande effetto scenico. L 'intero concerto ha un inconfondibile sapore di jazz e di soul: è il suono che avvolge l'ultimo album di Sting, è il colore con il quale l'ex Police dipinge
oggi anche il rock e il reggae delle sue vecchie storie, le vecchie canzoni che prepotentemente si aprono uno spazio sempre maggiore nella scaletta, con sempre maggiore entusiasmo da parte del pubblico.
Inizia con 'If You Love Somebody Set Them Free', da 'The Dream of The Blue Turtles', continua con 'Every Little Thing She Does Is Magic' da 'Ghost In The Machine' e il Palasort si accende. Da 'Ten Summoner's Tales' sceglie un hit, 'Seven Days'; da 'The Soul Cages', 'Mad About You'; da 'Nothing Like The Sun' un altro hit, 'Englishman In New York', cantata da ottomila voci.
Torna all'ultimo album con tre brani, poi è di nuovo il passato, quello dei Police a irrompere.
Sting canta 'Synchronicity', poi fonde 'Roxanne' prima in un lungo assolo di trombone, poi in una vera e propria jam session che ha il suo momento più caldo con 'When The World Is Running Down', dalla preistoria di 'Zenyatta Mondatta': una sorta di tributo alle tastiere di Kirkland, conclusa da un'improvvisazione a quattro (i due fiati, il basso di Sting e le tastiere) in un angolo del palcoscenico. Sembra arrivato il momento dei saluti e invece no: c'è ancora 'If I Ever Lose My Faith In You', ma soprattutto 'Every Breath You Take', che oscura la pur bella 'Lithium Sunse't di 'Mercury Falling'. E abbandonato il basso e la band, imbracciata la chitarra acustica, Sting si congeda da solo con le note unplugged di 'Fragile'.
(c) La Repubblica by Brunella Torresin (thanks to Valeria Vanella)