Soul Cages

May
24
1991
Verona, IT
Arenawith Zucchero
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Canta Sting, l'Arena si arroventa...

In diecimila ieri a Milano per l'artista inglese accompagnato dalla sua band: stasera si replica - I fan entusiasti stregati dal fascino magnetico della rockstar (costretta a un breve blackout audio) - Travolgente duetto con Zucchero Fornaciari, il reggae bianco si mescola al blues mediterraneo.

Il primo grande appuntamento dei milanesi con la musica rock all'aperto non poteva andare meglio: il beltempo e la temperatura decisamente estiva hanno favorito il debutto italiano del nuovo tour di Sting che ha richiamato ieri sera all'Arena Civica oltre diecimila spettatori che fin dalle 18 hanno invaso il prato egli spalti.

Ed è quasi certo che anche questa sera all'Arena si registrerà il ''tutto esaurito''. Segno che il nuovo album 'The Soul Cages', fortemente introspettivo, meno vistoso e molto giocato sulla poesia dei testi, non ha minimamente scoraggiato i fan. Il carisma del poliedrico artista è intatto.

Ma ad attrarre il pubblico è stata anche la promessa, mantenuta da Sting, di includere nello spettacolo molti dei successi dei Police, un esempio irripetibile di 'reggae bianco' che continua a divertire le grandi platee.

Il cielo era ancora chiaro alle 20.45 quando ha incominciato a suonare il primo gruppo di supporto, il duo americano ''29 Palms'' composto da due cugini rispettivamentechitarra e vocalist che hanno appena pubblicato il loro primo album intitolato 'Fatal Joy'.

Atmosfera più calda per l'esibizione del percussionista di colore Vinx, scoperto dallo stesso Sting, che canta accompagnandosi col tamburo e riesce a creare effetti assai suggestivi fra musica etnica e cabaret.

Verso le 22 è arrivato Sting con la sua band, composta da David Sancious alle tastiere, Dominic Miller alla chitarra, Vinnie Colaiuta alla batteria, che ha intonato, 'All This Time'. Dopo poche canzoni, mentre la rockstar era alle ultime note di 'Ain't No Sunshine When She's Gone', è saltato un generatore di corrente ed è mancato l'audio: un'interruzione di circa otto minuti e tutto si è aggiustato. Sting ha parlato parecchio in buon italiano, sempre molto cortese e affabile. Vestiva di nero e spiegava sovente il significato di ogni canzone.

Si sono ascoltate 'Jeremiah Blues', 'Why Should I Cry For You', 'I Miss You Kate', 'Every Little Thing (She Does Is Magic)', 'When The World Is Running Down', 'Consider Me Gone', 'Island Of Souls', 'The Wild Wild Sea', 'The Soul Cages', 'When The Angels Fall', 'All This Time'.

Un grande entusiasmo della folla ha sottolineato l'ingresso di Zucchero che ha duettato con Sting nella versione italiana del brano 'Mad About You'. Un momento bellissimo sia per il risultato artistico della fusione fra un rocker bianco e un bluesman mediterraneo, sia per lo spirito europeo che caratterizza questa collaborazione.

Verso la metà del concerto Sting ha imbracciato il basso acustico e si è accompagnato nelle successive canzoni in uno spettacolo che riesce a riprodurre in grandi spazi le sue raffinate caratteristiche teatrali.

Come negli altri appuntamenti del tour Sting ha reso omaggio a Jimi Hendrix con una sua versione di 'Purple Haze' per poi tuffarsi nei brani di maggior impatto come 'Message In A Bottle', 'Walking On The Moon', 'Every Breath You Take', 'Fragile'.

Un finale che richiama l'attenzione sull'insolito percorso artistico di Sting, decollato coi Police depurando dai suoi aspetti mistici e ipnotici la musica reggae, e poi approdato alla ricerca etnica più sofisticata con 'The Dream Of The Blue Turtles'. Come il più anziano collega Paul Simon anche lui trova nelle percussioni africane l'ispirazione per nuove armonie.

Successo trionfale. Prossimi concerti stasera all'Arena Civica, domani e dopodomani all'Arena di Verona, il 27 allo Stadio Flaminio di Roma, il 28 allo Stadio del baseball di Firenze, il 29 allo Stadio delle Alpi di Torino, il 31 allo Stadio Braglia di Modena.

(c) Corriere Della Sera by Mario Luzzato Fegiz (thanks to Valeria Vanella)

E' tornato Sting. Nostalgia dei Police?

Iniziato da Milano, con grande successo, iI tour italiano del musicista - Con Zucchero, sorpresa annunciata...

In scaletta, oltre a quelli di 'The Soul Cages' e degli altri dischi come solista, anche molti brani del vecchio repertorio del gruppo. Un duetto italiano per 'Muoio Per Te'.

Sting l'eroe buono, l'occhio ceruleo e la tempra del cavaliere senza macchia e senza paura, è tornato in Italia, paese che lui afferma di prediligere e che anche questa volta gli sta riservando un'accoglienza di tutto rispetto, con un festoso pienone di pubblico all' Arena Civica di Milano per l'inaugurazione di questo tour che apre ufficialmente le danze della stagione estiva del rock.

Sting è stato e rimane sempre il più lindo e immacolato della nuova stirpe di eroi positivi, ecologisti e terzomondisti sfornati dalla musica pop di questi anni, costringendo ad inevitabile rassegnazione chi prediligeva gli sregolati e oltraggiosi sberleffi di una volta.

Ma anche gli eroi buoni e integerrimi hanno i loro limiti.

Sting in particolare sembra aver creduto troppo di essere effettivamente perfetto e non ha potuto evitare una certa dose di autocompiacimento. E' elegante, suadente e anche un po' altero. Offre il suo talento al pubblico come un antico principe farebbe col suo scudo e la sua spada, ma non riesce ad evitare una certa affettazione di maniera che tutto sommato ci sembra prematura in un musicista nel pieno della sua maturità. Non che manchi di gradevolezza, tutt'altro, e poi sono ben note le sue qualità di performer, ma in altri tempi ci aveva abituato a ben altro, e il suo concerto di oggi non riesce a oscurare del tutto una certa sensazione di freddezza generale, malgrado l'impegno suo e della band che lo accompagna.

L'attacco è con 'AlI This Time', la più nota e gettonata delle canzoni del suo recente album 'The Soul Cages', e subito il pubblico leva festante le braccia in alto. Un buon pezzo ma tutto sommato poco più che un rifacimento di vecchie cose. Subito dopo, con 'Jeremiah Blues', dilata a dismisura il corpo centrale del pezzo con quelle lunghe scorribande jazzistiche che avevano elettrizzato, in quanto novità, il pubblico della sua prima uscita solistica all'epoca di 'The Dream Of The Blue Turtles'. Ma anche qui regna lo l stile di maniera. Il batterista Vinnie Colaiuta (ex Frank Zappa), picchia con sferzante energia e regge con forza tutta l'impalcatura musicale; David Sancious da quel vecchio collaudatissimo esperto di ogni battaglia musicale cuce e ricompone ogni varco con le sue tastiere; il giovanissimo chitarrista Dominic Miller fa quello che può per reggere il passo con gli altri.

Mancano per contro solisti come Branford Marsalis a dare un tocco di fantasia in più al copione. Sting domina la scena come di consueto e si lancia, dopo i pezzi d'apertura in un curioso remake, ovvero 'Ain't No Sunshine' di Bill Withers, cantata con sapiente maestria, il cui timbro vocale ricorda velluti raffinati e soffi pastosi. coincidenza vuole che proprio questa languida evocazione di mancanza di luce (quando l'amata sen'è andata) preceda un vero e proprio blackout sonoro, un guasto tecnico che interrompe il concerto per buoni dieci minuti. Il pubblico si innervosisce un po' ma capisce la difficoltà e non protesta più di tanto.

Quando finalmente la band torna sul palco, Sting stravolge completamente la scaletta prevista e si lancia in una serie di vecchi brani Police. Torna improvvisamente la vitalità che nel concerto languiva, anche perchè Sting sembra avere voglia di ritrovare, ora che sono passati tanti anni, quello stesso suono, la stessa vibrante energia che era degli originai. Scorrono 'Roxanne', 'King Of Pain', 'Walking On The Moon' ed è il momento migliore dei concerto. Ma anche qui ci sono i segni di una certa difficoltà a rinnovarsi, soprattutto quando il gruppo propone il solito medley con 'Bring On The Night' e 'When The World Is Running Down' esattamente come ormai avviene da qualche anno, senza la più piccola variante.

Comunque lo si intenda è un recupero significativo, perché tutto il concerto è basato praticamente sull'ultimo album, proposto quasi per intero e sul vecchio repertorio Police, saltando quasi interamente i due album solisti che precedono 'The Soul Cages'. Da questi propone 'Fortress Around Your Heart' e 'Fragile'. Tutto qui, mentre si dilunga ulteriormente sul vecchio con 'Tea In The Sahara', 'Message In A Bottle',e un altro remake eseguito con opportuna cattiveria, ovvero la leggendaria 'Purple Haze' di JimiHendrix. Oltre, ovviamente a 'The Soul Cages', 'Island Of Souls', 'The Wild Wild Sea' e gli altri dell'ultimo disco.

Ed è il momento della sorpresa che tutti aspettavano. Al momento di cantare 'Mad About You', Sting attacca in italiano facendo presagire l'imminente arrivo di Zucchero che infatti entra e duetta commosso col protagonista della serata, la cui pronuncia lascia ovviamente a desiderare. E' certamente un gesto squisito nei confronti del pubblico italiano, ma l'effetto Rocky Roberts incombe inesorabile e si sfiora comunque il ridicolo quando si sentono frasi come 'Muoio Pe Tei'.

Molto meglio nel finale, quando al culmine del concerto Sting attacca, per fortuna in inglese, 'Every Breath You Take' che, detto per inciso è una delle più belle canzoni scritte in questi anni, e per l'occasione richiama sul palco Zucchero, oltre a Vinx e al cantante dei 29Palms che avevano fatto da supporter in precedenza. Qui c'è l'apoteosi, uno dei pochi momenti davvero effervescenti di tutto il concerto che scorre con notevole, forse eccessiva fluidità.

Quello di oggi è uno Sting abilissimo a sfruttare al meglio la sua intensa carriera, ma con poca voglia di novità, con scarsa intenzione di creare brividi e emozioni particolari, come già molti avevano rilevato in occasione del suo ultimo album, involuto, intimista, di maniera.

Non a caso sono i brani più deboli di questo nuovo concerto. Pur con alcuni spunti pregevoli tipo 'When The Angels Fall', il cui testo è una vera perla di delicata e sognante malinconia, siamo sempre un po' sottotono rispetto alla veemenza, alla sfrenata creatività che Sting aveva dimostrato in passato. Inevitabile che il pubblico aspetti con particolare entusiasmo i suoi classici. Sting oggi vive di rendita su un passato più che prestigioso, e non a caso è oggi disposto più di ieri a riparlare di Police, ovvero del momento in cui aveva scritto le sue migliori canzoni, ancora oggi di straordinario fascino.

(c) La Repubblica by Gino Castaldo (thanks to Valeria Vanella)
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