Arena, il grande ritomo del rock di qualita con Sting e Van Morrison...
Bello rivedere dopo tanti anni l'Arena di nuovo viva e giovane, non imbalsamata, riempita da diecimila e più persone con la vogIia di partecipare, di vivere emozioni.
Di scena sotto l'impropria etichetta di ''Verona jazz'', due ''miti'' di due diverse epoche rock: Van Morrison e Sting. Con tutto it dovuto rispetto per la stagione lirica e sinfonica, anche it rock è cultura, ed è cultura del nostro tempo. Sentire Sting concludere a notte inoltrata il suo concerto con it coro di diecimila voci che intona sommesso, su un delicato arpeggio di chitarra, 'How Fragile You Are' (quanto sei fragiIe) ha un significato quasi simbolico in un luogo che per i suoi duemila anni di età può a buon diritto essere considerato ''fragile'' nonostante Ie migliaia di tonnellate di granito di cui è composto. Ma, stabiliti una volta per tutte adeguati Iimiti e criteri d'uso, l'uso dell' Arena da parte dei giovani fa assumere alla struttura un valore che è ben più ampio del
rispetto museale dovuto a una vestigia del passato. Ne fa un elemento vivo, da conservare e tramandare perchè parte integrante della vita sociale e luogo che produce emozioni ed entusiasmi.
E poi considerare ancora il rock come patrimonio esclusivo dei giovani è un errore. Un mondo musicale che si avvvicina al mezzo secolo di esistenza ha ormai allargato il suo ''bacino di utenza'' a più generazioni, com'è avvenuto per il jazz e com'è per la musica ''colta''. Van Morrison, che ha 52 anni e ha raccolto i primi consensi a meta degli anni Sessanta, è un musicista per quarantenni, o per quanti sono in grado di cogliere Ie sfumature soul, rhythm'n'blues, swing della sua musica che spazia da Ray Charles e il blues alle sue fosche ballate irlandesi, costruite su variazioni tra due accordi base, la voce raspante e tagliente come il vento sulle cliffs che trancia l'aria malinconica e un po' monotona che attraversa Ie venature dell'ultimo album 'The Healing Game' e assaggi
dell'immensa produzione precedente, l'inevitabile 'Moondance', l'armonica che crea sapori blues.
Sting è molto meno lontano da Morrison di quanto non appaia in superficie: il comune amore per il jazz, per certa musica nera, ma anche per Ie ballate irlandesi e un certo misticismo arcaico sono però orientate in Sting verso una concezione più moderna della musica, un diverso uso dei fiati e un taglio più decisamente rock e new age insieme, con il treno ritmico di Vinnie Colaiuta e il sapiente dosaggio di colori di tastiera di Kenny Kirkland alIe spalle.
Per Sting, che ieri si è recato a Modena a salutare l'amico Luciano Pavarotti, questo è l'ultimo appuntamento con il pubblico del millennio. II cantante di Newcastle che ha imparato in Toscana, dove risiede spesso, diverse parole d'italiano, ha annunciato il suo desiderio di fermarsi a godere Ie gioie della famiglia e tirare il fiato fino a fine secolo. Un paio di anni appena ormai.
Forse per questo concede subito ai suoi fans, che faticano a trattenersi dal correre a bordo palco o a saltare in piedi, i brani più ''caldi'' del repertorio suo e dei Police, 'If I Ever Lose My Faith', 'If You Love Somebody', 'Every Little Thing She Does Is Magic', 'Seven Days', 'Mad About You', 'Fields Of Gold', una stravolta 'Synchronicity', 'Roxanne', 'Demolition Man', 'Englishman in New York' con aggiunto un inserto rap, 'Every Breath You Take' e 'Lithium Sunset' prima di 'Fragile', oltre a pochi estratti dal suo ultimo lavoro 'Mercury Falling' ('I Was Brought To My Senses', 'Hung My Head'), in un'atmosfera stralunata e divertita.
II doppio appuntamento, tre ore e mezza di musica, è un vero evento di stagione, risparmiato perfino dal maltempo incombente per tutta la giornata. Ieri la conclusione della tre giorni jazz, al teatro Romano, con il trio John Zorn, Bill Laswell, Mick Harris e l'ottantenne pianista Hank Jones.
(c) Il Gazzetino by Gio Alajmo