Sting seduce Brescia...
Sting seduce e conquista Brescia nell'ultimo grande appuntamento dell'estate di piazza Loggia. Un cartellone nel quale ''mister Pungiglione'' era senz'altro il nome più altisonante ed atteso: ma i prezzi non esattamente popolari dei biglietti per lo spettacolo in programma ieri sera hanno probabilmente creato una soglia di sbarramento. Alla fine in platea si sono contate non più di 3,200 persone, quasi un migliaio in meno rispetto ai Jethro Tull che solo quindici giorni fa hanno aperto la stagione bresciana dei concerti. Il Cipiesse parla quindi di un risultato inferiore alle attese, specie se si tiene conto che sul palco c'era una delle ultime grandi icone globali della musica del '900: un nome conosciuto e idolatrato ad ogni latitudine, che pare però aver ormai optato per una sorta di isolamento aristocratico e un po' snob, segnato sul fronte artistico anche dalle ambizioni ''classiche'' della sua recente produzione discografica.
Un approccio quest'ultimo che ha caratterizzato anche le due ore di musica sostanzialmente impeccabile che Sting, vestito completamente di nero (come anche i musicisti, eccezion fatta per la direttrice) ha proposto ieri sera alla platea bresciana con la sua band (Dominic Miller alla chitarra, Ira Coleman al basso, Rhani Krija alle percussioni e Jo Lawry ai cori) e l'Ensemble Symphony Orchestra diretta dall'avvenente Sarah Hicks, ripassando un canovaccio ormai già ampiamente sperimentato sui palcoscenici di mezzo mondo.
''Buonasera a tutti: sono felice di essere qui a Brescia per la prima volta'', ha esordito il cantautore inglese, con un fisico ancora impeccabile nonostante i sessant'anni incombenti, prima di presentare in perfetto italiano la band e l'orchestra, per poi attaccare con 'Englishman in New York'.
Un concerto di poche parole, che come da copione ha lasciato spazio libero soprattutto al gran catalogo di successi della ditta: da 'Every Little Thing She Does Is Magic' a 'Roxanne' e 'Russians', e via di questo passo incrociando senza sosta la leggenda Police e le tappe più brillanti e celebrate del lungo percorso solista.
Sting ha poi dedicato il brano 'Why Should I Cry For You' a suo padre: ''Quando ero giovane mio padre mi disse: "Finita la scuola, prendi la via del mare e diventa marinaio". Perchè? ho chiesto io, ma lui non mi ha risposto''.
Per la canzone ''Moon over Bourbon street'' ha invece indossato una specie di lungo mantello con i risvolti rossi, incarnandosi in un vampiro che, durante l'esecuzione, ha persino ''mordicchiato'' il braccio della direttrice d'orchestra.
Un Caleidoscopio di melodie straordinarie e senza tempo, consegnate ormai alla storia, le cui rivisitazioni ''sinfoniche'' hanno messo in luce qua e là qualche dubbio, specie in pagine come 'Next To You' che la memoria non può evitare di ricondurre puntualmente alle irruenti e insuperabili versioni originarie targate Police.
Malgrado ciò, per chi c'era ai tempi d'oro e ancora ricorda la lucidità tagliente dello Sting degli esordi, questa sua maturità un po' salottiera può apparire a tratti fin troppo professionale, anche se poi il carisma e l'eleganza non sono acqua. Ed è a queste doti che mister Sumner ha attinto a piene mani nelle intense versioni di 'Fields of Gold' e 'Shape Of My Heart' conducendo il pubblico per mano fino al gran finale di 'Every Breath You Take', 'Fragile' e 'Message In A Bottle': epilogo trionfalmente applaudito di un'esibizione misurata, elegante senza sbavature.
Un clima che si è comunque sciolto verso il finale, con tutta la band trascinata in una sorta di danza collettiva e con il pubblico - specialmente quello femminile - letteralmente in visibilio.
Ma il re della serata non ha concesso altri bis.
(c) Bresciaoggi.it by Claudio Andrizzi
Sting incanta piazza Loggia e Brescia...
E' durato quasi due ore il concerto di Sting in piazza Loggia; vestito nero e camicia nera, ha dialogato col pubblico in perfetto italiano. Tre pezzi storici per iniziare: 'Every Little Thing She Does Is Magic', 'Englishman in New York' e 'Roxanne', ma non sono mancati altri classici.
Abito nero e camicia dello stesso colore, Sting è salito sul palco alle 21.10, ha fatto un inchino al pubblico che lo applaudiva quindi ha attaccato con "Every little thing she does is magic", uno dei suoi pezzi storici con i Police.
Sting si è poi rivolto al pubblico in pefetto italiano: "Buonasera a tutti - ha detto - sono felice di essere qui a Brescia per la prima volta". Quindi ha presentato la band e l'orchestra per attaccare con uno dei suoi pezzi storici "post Police", ovvero 'Englishman in New York'. Sting ha quindi preso la chitarra acustica e piazza Loggia gli ha dedicato un'ovazione sulle prime note di 'Roxanne', terzo pezzo della serata che ha regalato forti emozioni.
L'artista britannico è tornato a dialogare con il pubblico bresciano sempre in perfetto italiano: "Quando ero giovane mio padre che quando finivo la scuola avrei dovuto prendere la via del mare e diventare marinaio.Perché ho chiesto? Non mi ha risposto. Questa canzone è dedicata a lui". E piazza Loggia si è commossa sulle note di 'Why Should I Cry For You'.
Poi via via i pezzi più conosciuti per finire con una versione particolare di 'Message in a Bottle', con chitarra, voce e percussioni. Per la standin ovation di piazza Loggia.
Tornando al look, come Sting anche la band era vestita di nero, mentre l'ochestra che lo ha accompagnato si è distinta per il jeans nero e la maglietta bianca.
Il resoconto della serata e i commenti sull'edizione di lunedì del Giornale di Brescia a cura di Daniele Ardenghi e Raffaella Mora.
(c) Giornale Di Brescia